giovedì 3 gennaio 2013

Nonostante la sordità non mi sono arresa, ma oggi mi sento in un angolo

In quest’ultimo periodo stavo leggendo  un vecchio libro prelevato dagli antichi scaffali della  biblioteca Tommaso Pendola di Siena.
In quel  volume erano riportati  gli atti del primo Congresso degli insegnanti italiani dei sordomuti, che si svolse a Siena nel 1873.
Dibattiti, relazioni dei maestri dei sordomuti, di quasi 140 anni fa!
I prodromi del famoso Congresso del 1880 svoltosi a Milano.

La mia curiosità è sempre stata quella di conoscere, approfondire tematiche, metodi di istruzione applicati a quell’epoca, per confrontarli con gli attuali utilizzati nelle scuole pubbliche del nostro tempo.

L’iniziativa di quel Congresso fu programmata e realizzata da Padre Tommaso Pendola, a quel tempo direttore dell’istituto Senese per i Sordomuti , già Rettore dell’Università Tolomei di Siena. Egli apparteneva  alla Congregazione delle scuole Pie. E fu uomo illustre e di grande ingegno.  A quel  Congresso intervennero molti rinomati  studiosi ed educatori dei sordomuti, tra cui il Tarra , il Pasquali, direttori degli istituti di Milano, e  tanti altri dotti esperti. Durante il Congresso affrontarono, discussero ed approvarono interventi  di grande interesse.

L'Obiettivo di quegli educatori era iniziare ad applicare negli istituti del  nostro Paese il metodo che essi ritenevano più idoneo all’istruzione dei sordi: il metodo orale.

Poiché è ben noto che fin dal 1700 i sordomuti venivano viceversa istruiti con il metodo francese creato ed utilizzato dall’Abate Carlo Michele De L’Epeè

Il Pendola e i direttori dell’istituto di Milano erano dell’opinione che fosse necessario favorire l’uso pratico e continuo della parola orale man mano che veniva appresa,  in modo che diventasse il mezzo predominante di comunicazione.

Il costante desiderio di quegli educatori era restituire la parola al sordomuto e alla società la capacità di poterle comprendere .

Spesso nella  vita ci troviamo di fronte a coincidenze e altrettanto spesso ci chiediamo perché accadano…
Sono certa che non accadano quasi mai per caso: trovo da sempre che siano avvenimenti positivi, poiché ci permettono di capire e parlare di temi nuovi e interessanti.

Mi preme qui raccontare ai lettori coscia sia stato in questo caso ad attirare la mia attenzione:

Mi è capitato di leggere un articolo, pubblicato su un sito internet denominato "Solferino" lo scritto di una giovane donna sorda che iniziava con questo titolo:

Nonostante la sordità, non mi sono arresa, ma oggi mi sento in un angolo”.

L’autrice  narrava   di essere diventata sorda verso i due anni di vita, la sua famiglia intervenne tempestivamente fin dall’inizio, spronandola  ad apprendere  a parlare ed a studiare. Con gli anni questi suoi forzi non comuni  furono premiati  con una  laurea in farmacia. Il sogno dell’autrice era quello  di vedere finalmente realizzato il suo obiettivo: praticare quella professione per cui aveva studiato. Nonostante tutto il suo impegno invece, a quarantaquattro anni, si ritrovava con un pugno di mosche in mano. Le  conoscenze acquisite negli studi, la  preparazione professionale in suo possesso, non le avevano  permesso di emergere come avrebbe dovuto, con il passare degli anni si sentiva amareggiata moralmente, anche per il fatto di non essere riuscita ad ottenere un impiego decente, neanche al di fuori di quella professione per cui aveva studiato.

Ella concludeva con questa frase amara: ne è valsa la pena o no?

Facciamo una premessa: rispetto al passato la condizione di vita, di lavoro, di inserimento sociale dei sordi, si è capovolta in meglio, anche se ancora, per cause diverse, tutto ciò non vale per tutti. Nonostante questo, oggi esistono strumenti, leggi, percorsi lavorativi un tempo impensabili.

Certo, può capitare che il fallimento di un obiettivo, possa dipendere da circostanze sfavorevoli, ma la volontà di dare il meglio di se prima o poi viene premiata.

A mio avviso l’istruzione  acquisita negli studi non è mai tempo perso, perche è quella a costituire quel trampolino di lancio che  permette ai sordi l'autonomia culturale e sociale. E consente inoltre di confrontarsi con gli altri. Oltre che accrescere la propria  autostima. Un tempo non tanto lontano noi sordi  eravamo considerati dalla società, o da gran parte di questa, degli  idioti da richiudere negli Istituti. Se non addirittura nei manicomi. Certamente va detto come permanga tutt'oggi in molte fasce della società del nostro tempo, quel pregiudizio sulle potenzialità, sulle capacità dei sordi. Nonché la convinzione che la loro crescita professionale e culturale sia solo utopia .

Per concludere, desidero riportare alcuni brani estratti dal volume suddetto, si riferiscono ad aneddoti  raccontati  dal Cav. Giulio Tarra ai congressisti in quel lontano 1873.

“Il padre di una signorina sordomuta,che voleva affidare al mio Istituto mi diceva.

Direttore!.Posso io lusingarmi che mia figlia,terminata la sua istruzione nel vostro Collegio, oltre a ben parlare e conversare come noi, possa leggere,scrivere e comprendere qualunque scritto o stampato, provvedere per bene ai propri affari?.Conoscerà le lingue straniere,la pittura e la musica?....Altro Padre diceva: vorrei fare di mio figlio un  veterinario o di un chirurgo…

A differenza di quella d’un tempo, ma anche della mia generazione, oggi molti  giovani sordi riescono a varcare  le soglie delle aule universitarie, laurearsi  in diverse discipline, intraprendere mestieri, professioni.

Con ottimo profitto,

Mestieri e professioni un tempo inconcepibili per un sordo.

Maria Gennaioli
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«La storia è testimonio dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita» (Cicerone)
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"Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità", ideato, fondato e diretto da Franco Zatini