martedì 21 luglio 2015

Le basi neurali della gestualità spontanea

Ricercatori dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Cnr di Segrate e dell’Università di Milano-Bicocca hanno studiato i meccanismi neurali che supportano la comprensione della gestualità spontanea, scoprendo alcune cose interessanti.


Alcuni ricercatori dell’’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Segrate (Ibfm-Cnr) e del Cognitive Electrophysiology lab dell’Università di Milano-Bicocca hanno deciso di studiare i meccanismi neurali alla base della comprensione della gestualità spontanea negli udenti: per farlo si sono serviti di una serie di 187 gesti che spesso utilizziamo noi stessi, talvolta solo per accompagnare, talaltra proprio per sostituire la comunicazione uditivo – verbale della lingua italiana.
 
Un dito che si muove da destra a sinistra per dire di no, il braccio e il dito che indicano un luogo, l’indice e il medio vicino alle labbra che significano “fumare”: sono alcuni tra i più comuni gesti utilizzati dai ricercatori. Per ciascuno di essi sono state scattate foto frontali che tenevano conto anche delle varianti regionali, dialettali e soggettive, coinvolgenti mimica facciale e movimenti o posture caratteristiche; a compiere i gesti sno stati tre maschi e tre femmine di età compresa tra i 24 e i 27 anni, per un totale di 1222 gesti. Poi, come spiegato dal professor Alberto Zani dell’Ibfm-Cnr, 800 tra questi sono stati selezionati ed abbinati ad una descrizione verbale, metà delle quali incongruente: questo per testare i meccanismi di comprensione da parte dei 18 coetanei ai quali sono state mostrate le immagini. Di 14 ragazzi sono stati registrati i potenziali bioelettrici cerebrali (ERPs).
L’osservazione dei soggetti impegnati nella comprensione ha dato modo di rilevare un’ampia risposta bioelettrica, chiamata N400 frontale la quale indicherebbe il riconoscimento automatico dell’incongruenza di significato tra gesto e descrizione in circa 400 millisecondi dopo la stimolazione, ha spiegato il professore.

I segnali neurali ottenuti corrispondono ad aree cerebrali linguistiche-semantiche (lobo temporale mediale sinistro e talamo) e sintattiche (lobo temporale superiore per il linguaggio audiovisivo). Sono risultati attivi anche il sistema di osservazione dell'azione noto come ‘sistema di neuroni specchio fronto-parietale' (corteccia premotoria e corteccia parietale inferiore sinistra) e le aree coinvolte nell’elaborazione delle parti del corpo e del volto. – Alberto Zani, Ibfm-Cnr
 
 

 
L’esperimento voleva indagare nel meccanismo cerebrale di comprensione e di utilizzo dei gesti spontanei, nel tentativo di comprendere se fosse più vicino a quello che governa il linguaggio del corpo affettivo (quello “involontario” che fa trasparire, ad esempio, se siamo adirati) o a quello che controlla il linguaggio dei segni nei non udenti. Ne è emersa l’esistenza di un complesso sistema neurale definibile a metà strada tra il linguaggio formale dei segni, come quello usato dai non udenti, e quello emozionale.
 
Questo, conclude Alice Mado Proverbio, docente dell’Università di Milano-Bicocca e coordinatrice dello studio, consentirebbe di supporre che ci sia stata «una transizione filogenetica tra il sistema di comunicazione linguistica esclusivamente gestuale e quello più propriamente uditivo -verbale». La coesistenza di un sistema avanzato di comunicazione gestuale potrebbe aver determinato la nascita di proto-segni negli ominidi con precisi significati semantici, dotati di regole d’uso specifiche e utilizzati anche in assenza del referente, caratteristica tipica del linguaggio verbale moderno.
 
I dettagli dello studio sono stati pubblicati online sulla rivista Brain and Language della Elsevier e sono in prossima uscita nella versione cartacea.
Fonte: scienze.fanpage.it

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La gestualità



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