lunedì 27 febbraio 2017

L'interprete Antonella Scorzeto e la sua passione per la Lingua dei Segni.

"La mia esperienza con la LIS", Perchè conoscere la scoperta che ha rivoluzionato la vita dei sordi, Diversamente da quanto si possa credere, le lingue dei segni non sono pantomime, sono invece delle lingue a tutti gli effetti, dotate di grammatica e sintassi proprie, e utilizzate quotidianamente da moltissime persone sorde. La LIS (Lingua dei Segni Italiana) è la lingua usata dalle persone sorde e udenti appartenenti alla Comunità Sorda italiana.
Le persone nate sorde o che hanno perso l’udito entro i primi anni di vita non possono acquisire naturalmente la lingua parlata, come succede ai bambini udenti, e quindi diventano, secondo una terminologia ormai desueta, “sordomute”.

La LIS è solo una delle numerosissime lingue dei segni esistenti al mondo. Diversamente da quanto si possa credere, le lingue dei segni non sono pantomime, sono invece delle lingue a tutti  gli effetti,  dotate  di  grammatica e sintassi proprie, e  utilizzate quotidianamente da moltissime persone sorde. La LIS (Lingua dei Segni Italiana) è la  lingua  usata dalle persone sorde e udenti appartenenti alla Comunità Sorda italiana. Le persone nate sorde o che hanno perso l’udito entro i primi anni di vita non possono acquisire naturalmente la lingua parlata, come succede ai bambini udenti, e quindi diventano, secondo una terminologia ormai desueta, “sordomute”. E’ importante sottolineare che le persone sorde non sono mute per difetti all’apparato fono-articolatorio, cioè quell’apparato  composto  da  cavità  nasale, cavità orale, faringe, trachea, laringe e polmoni che permette la produzione dei suoni di una lingua parlata, ma solo perché non sentendo non percepiscono i suoni vocali che compongono la lingua della Comunità Maggioritaria Udente in cui sono inseriti. Intatto come il loro apparato fono-articolatorio è anche nei Sordi il desiderio, anzi, la necessità di comunicare con i propri simili quindi probabilmente, fin dalla notte dei tempi, i primi due sordi che si sono incontrati, visto che il canale acustico non poteva essere utilizzato, hanno spontaneamente adottato    un   sistema   di   comunicazione   che   sfruttasse   il   senso   integro     cioè   la vista. Ecco come è nata la Lingua dei Segni, un sistema comunicativo che presenta tutte quelle caratteristiche che fanno di un sistema di comunicazione una vera lingua: articolazione, composizione, arbitrarietà, grammatica, sintassi,  ecc.

La ricerca sistematica sulla lingua dei segni iniziò negli USA ad opera di William Stokoe, alla fine degli anni cinquanta. Egli scoprì che i singoli segni della ASL (American Sign Language, la lingua usata dalla Comunità Sorda Statunitense) potevano essere scomposti in un numero relativamente limitato di unità minime prive di significato, che combinate diversamente davano origine  a  moltissimi segni, esattamente come nelle lingue parlate i fonemi, le unità linguistiche minime prive  di significato possono, componendosi e ricomponendosi tra loro,  dare origine a un numero enorme  di parole diverse. Questa scoperta rivoluzionaria diede il via ad  altre ricerche sia nella  Asl  che nelle altre Lingue dei Segni usate dai sordi di diverse nazioni portando  a risultati sorprendenti: la Lingua dei Segni non è un  codice comunicativo  universale  bensì esistono tante  lingue  dei segni quante sono le Comunità Sorde sul pianeta. Infatti, esattamente come le lingue vocali,  le  Lingue dei Segni sono nate spontaneamente quando i sordi hanno avuto la necessità di comunicare tra loro, di trasmettersi informazioni, esperienze, sentimenti. Ciascuna Lingua  dei  Segni ha poi sviluppato “caratteristiche proprie, legata alla particolare cultura in cui viene usata “ (Caselli et al. 1994). - Le Lingue dei Segni sono molto diverse dai gesti che le persone che ci sentono  usano  durante una normale  conversazione:  a differenza di  questi  ultimi  esse sono  “un sistema di simboli relativamente arbitrari e di regole grammaticali che mutano nel tempo e che i membri di una comunità condividono e usano per diversi scopi”. Le Lingue dei Segni possiedono una grammatica e una sintassi, con regole precise che possono variare da una lingua dei segni all’altra. Il lessico delle Lingue dei Segni potenzialmente può esprimere qualsiasi concetto, concreto e astratto. Il fatto che usi delle immagini visive realizzate dalle mani anziché i suoni della voce, non significa assolutamente che i concetti esprimibili possono riferirsi solo ad una realtà concreta. Se volessimo parlare di povertà delle lingue dei segni possiamo farlo solo in relazione al contesto culturale in cui esse vengono più spesso usate. “Se una lingua viene usata in un ambiente ristretto […] o solo all’interno della famiglia per assolvere scopi di uso comune, essa rimane povera e limitata al vocabolario tipico di questi contesti. […] la lingua dei segni, nel momento in cui viene   usata in ambienti più ricchi e da persone che interagiscono in modo più complesso, porta alla creazione di nuovi segni da parte dei suoi utenti. In Italia la ricerca sistematica sulla LIS iniziò verso gli anni ottanta per opera dei ricercatori dell’Istituto di Psicologia del Cnr di Roma, diretto dall’equipe di Virginia Volterra. In stretta collaborazione con i sordi si verificò che tutti i risultati raggiunti per le altre Lingue dei Segni erano riscontrabili anche nella LIS, stabilendo così che la LIS usata dalla Comunità Sorda Italiana è una lingua al pari delle lingue vocali e delle lingue dei segni e che come una lingua è espressione della cultura e delle tradizioni di una vera e propria minoranza linguistica, inserita in una maggioranza udente, ma ben distinta da essa. Per capire bene la differenza tra una lingua parlata, per esempio l’italiano, e una Lingua dei Segni bisogna immaginare la prima come un “nastro”  formato da parole che si susseguono l’una all’altra e che si “introducono” nell’orecchio a stimolare il senso dell’udito. La Lingua dei  Segni  invece si costituisce come tante immagini che si sovrappongono l’una all’altra.

E’ quindi intuitivo capire che le persone sorde strutturano il loro  pensiero  in maniera  diversa  e questo ha importanti conseguenze soprattutto nel momento in cui il bambino sordo viene inserito nella scuola normale: la Lingua dei Segni permette all’alunno di ricevere i contenuti attraverso il  senso della vista, integro a differenza dell’udito, seguendo gli stessi ritmi dei suoi compagni udenti, aumentando oltre che il suo bagaglio culturale la sua autostima e favorendone l’integrazione e la definizione di un’identità forte. Uno dei preconcetti riguardante le Lingue dei Segni e che ghettizzerebbero i sordi, costringendoli a comunicare solo con coloro i quali conoscono la Lingua dei Segni e impedendo loro una reale integrazione nella società. Ebbene, pur sembrando paradossale è proprio  la conoscenza della Lingua dei Segni che permette ai sordi di essere integrati nella società, a patto che vengano loro forniti gli strumenti adatti. Questa integrazione avviene su due fronti: il primo è che è stato dimostrato, proprio grazie alla ricerca scientifica, che i bambini sordi apprendono più facilmente la lingua parlata e scritta se la apprendono come seconda lingua dopo aver acquisito la Lingua dei Segni fin dai primi mesi di vita. Il secondo è che conoscere bene  la  Lingua dei Segni  significa  avere un forte senso di appartenenza ad una comunità, a una minoranza linguistica e non solo ad  una categoria “svantaggiata” e quindi avere maggiore sicurezza e serenità nel momento in cui si affronta la società udente.



Infine grazie ad alcune esperienze di insegnamento della  Lingua  dei Segni  ai  bambini  udenti  è stato dimostrato che “l’insegnamento di una lingua dei segni in età precoce, stimolando il canale di comunicazione visivo-gestuale, possa favorire il potenziamento, nei bambini udenti, di alcune aree cognitive particolarmente legate alla memoria visiva”(Rossini, Capirci 1997).

Sembra quindi ormai assolutamente chiaro che la lingua dei segni, considerata fino a non molto tempo fa un povero mezzo che “salvava” quei sordi che per diversi motivi non erano in grado di utilizzare la lingua parlata e scritta, è invece un sofisticato strumento che permette integrazione, identità, cultura;  vitale per  i sordi ma importante anche per  gli udenti,  che imparandola avranno  così la possibilità, oltre che di godere dei vantaggi poco sopra accennati, di comprendere e apprezzare appieno una vera comunità e di rispettarla.
Antonella Scorzeto (foto). Fonte: ilmattinodifoggia.it

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Lingua dei Segni



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