sabato 4 febbraio 2017

Un caro ricordo di Gianna Benvegnù Moron

Venerdì 3 febbraio 2017 è deceduta un’anziana sorda, Giovanna Benvegnù, da 20 anni vedova di Ivano Moroni, questi milanese DOC e lei milanese d’adozione, da quando, nei primi anni Sessanta, lo aveva sposato. Gianna, come era chiamata dagli amici,  avrebbe compiuto 90 anni il 25 dicembre prossimo venturo, giorno della Natività cristiana.

In questa vita terrena si nasce e poi si muore, ma ciascuno lascia di sé un solco di ricordi, sia per chi gli è stato vicino nel tempo, sia eventualmente farli pervenire ai posteri.

Gianna era nativa di Taibon Agordino (Belluno) ed essendo sorda dalla nascita, o dalla prima infanzia, era stata avviata alla scuola speciale di Noventa Padovana, e poi all’Istituto tecnico di sartoria a Milano, dove apprese l’arte della sartoria e quindi fu poi impiegata come insegnante nella stessa scuola professionale femminile di Milan, ma vi rimase poco: conobbe un giovane intraprendente, Ivano Moroni, e si sposarono. L’arte della sartoria la continuò in proprio nella sua casa, dove presto arrivarono due figli, prima Gian Mario, poi Antonia, oggi uomo e donna con propri figli.

Nel suo piccolo paese alpino nacque diciassette anni più tardi, nel 1943, un’altra bimba con  minorazione uditiva, Eugenia, e la giovane Giovanna convinse i genitori della piccola a farla istruire, dalla scuola materna a quella primaria, nella stessa struttura ottimale per sordi del Padovano, dopo di che  Eugenia s’iscrisse alla scuola tecnica ENS di Trieste, ma restò sempre in contatto con Gianna e, dopo avere ultimato gli studi tecnici nel capoluogo del Friuli, sotto la guida di Livia Staffieri (1910-1973), moglie di Vittorio Ieralla (1903-1982), allora presidente nazionale ENS, conclusi gli studi professionali, Eugenia confessò a Gianna, ormai diventata sua confidente, di voler venire a Milano e, in un fiat – allora c’era solo l’imbarazzo della scelta a trovare lavoro! -, Gianna riuscì a fare assumere la sua concittadina agli stabilimenti “Siemens” di piazza Lotto.

Io che già collaboravo con la Sezione ENS milanese, dove era stata inaugurata da poco una biblioteca popolare, frequentata allora da molti giovani sordi, mi ero accorto di quella ragazza e… me ne innamorai, così conobbi anche Gianna e suo marito e ci frequentammo. Nel 1965  sposai Eugenia, Ivano fu un testimone e poi la nostra vita continuò quasi “parallela”: in estate le vacanze eravamo spesso insieme sulle Dolomiti, con lunghe scarpinate. Anch’io ed Eugenia avevamo due figlie, il tempo passò veloce.

Poi nel 1986, improvvisamente, mia moglie si ammalò e in due mesi, aveva 43 anni, morì.

Il mondo mi cadde addosso, Gianna e Ivano mi furono vicini e, mentre ero ancora stralunato, mi fecero incontrare provvidenzialmente una donna sorda della mia stessa età, Melania che, posso pensare ora, è stata mandata dal cielo, e  mi ha “rimesso in sella”, è anche diventata grande amica delle mie figlie e dei quattro nipoti che intanto erano nati, e la vita ha potuto continuare.

Ma a un certo punto si è improvvisamente fermata la vita di Ivano, investito davanti a casa da un’auto impazzita, mentre aveva accanto la moglie Gianna. Il trauma della signora è stato traumatico, ma è sopravvissuta, per amore dei figli e dei nipoti.

Gianna era ricoverata da circa tre anni in una struttura per anziani, era vigile e in buono stato fisico, ma era venuto il tempo del trapasso anche per chi, come fa presente la figlia Antonia, «Ha dato tanto amore. Ciao mamma!». E ciao da tutti coloro che ti hanno voluto bene!
Marco e Melania Luè 


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